venerdì 27 febbraio 2009

Rendiconto spese per la promozione della candidatura alle primarie

Come dichiarato qualche giorno fa, pubblichiamo l’elenco puntuale delle spese sostenute per la promozione della candidatura di Alessandro Andreatta alle primarie del centrosinistra autonomista di domenica 22 febbraio.
Ringraziamo ancora tutti coloro che hanno sostenuto economicamente la candidatura, ma non solo. Il nostro grazie va anche a tutti coloro che, a titolo gratuito e solo per convinzione personale, hanno speso tempo e parole nell’appoggiare Alessandro in questo appuntamento.

Sintesi delle spese sostenute per la promozione della candidatura di A. Andreatta

Fatture quietanziate: 1.260 euro Manzoni spa, 1.650 euro Rttr, 840 euro Rcs Milano
Fatture quietanziate e anticipi restituiti: 3.520 euro Manzoni / Rcs Milano
Fatture quietanziate da terzi: 3.600 euro PubliAdige, 500 euro Radio Italia Anni 60, 1500 euro grafica (fondi da conto corrente comitato organizzativo)
Fatture in attesa: Tca
Spesa della campagna: 14.000

Il comitato organizzativo per Alessandro Andreatta

lunedì 23 febbraio 2009

Grazie a tutti

Grazie a tutti quelli che mi hanno sostenuto fin dal primo momento. Grazie a coloro che, in una domenica di sole, hanno trovato il tempo e la voglia di andare a scegliere il candidato del centrosinistra autonomista alle prossime elezioni comunali. Grazie, qualunque sia stata la vostra scelta. Perché se quella di ieri è stata una grande giornata, è soprattutto per la straordinaria partecipazione, che non era affatto scontata visto il periodo non facile vissuto del centrosinistra nazionale.
Ancora una volta, Trento ha confermato di non voler stare alla finestra e di avere un tasso di fiducia nel futuro ben al di sopra della media italiana. E’ questo patrimonio di impegno e di speranza che noi oggi dobbiamo far fruttare lavorando ancora meglio e di più per costruire una città migliore per tutti. Sono sicuro che lo faremo insieme, coinvolgendo tutti coloro che vorranno contribuire, unendo gli entusiasmi, gli sforzi e le idee.

Grazie ancora

Alessandro Andreatta

venerdì 20 febbraio 2009

Spese per la promozione della candidatura di Alessandro Andreatta

Il nostro candidato Alessandro Andreatta ha preso l’impegno di redicontare pubblicamente le spese sostenute per promuovere la propria candidatura alle primarie del centrosinistra autonomista del 22 febbraio.
Nel corso della prossima settimana l’elenco puntuale delle spese sarà pubblicato qui sul blog di Alessandro Andreatta. Nel frattempo ci sembra opportuno cominciare a ringraziare coloro che hanno sostenuto economicamente Alessandro per questa candidatura.
Un sentito grazie a Beppe, imprenditore trentino, che si è impegnato a coprire le spese sostenute con la PubliAdige srl, e a Mattia, Lorenzo, Lucia e Alberto che hanno versato il loro aiuto sul conto corrente aperto presso la Cassa rurale di Trento, filiale di via Belenzani. Il conto corrente, intestato al Comitato organizzativo, rimane aperto per chiunque voglia sostenere Alessandro.
Grazie a Guido per aver anticipato 2.520 euro alla concessionaria di pubblicità Manzoni & C. spa. Questa somma si aggiunge ai 1260 euro già liquidati alla Manzoni spa da Alessandro Andreatta. Alla chiusura della contabilità sarà restituito a Guido l’importo anticipato.
La prossima settimana si provvederà a quietanziare anche Tca srl e Opim (Rttr), che ringraziamo per la loro professionalità. Siamo inoltre in attesa della fatturazione dei manifesti e del materiale pubblicitario.
Concludiamo dicendo che entro venerdì 27 febbraio tutte le spese saranno liquidate e gli anticipi restituiti.

Sintesi delle spese sostenute per la promozione della candidatura di A. Andreatta

Fatture quietanziate: 1.260 euro Manzoni spa
Fatture da quietanziare e anticipi da restituire: 3.520 euro Manzoni / Rcs Milano
Fatture quietanziate da terzi: 3.600 euro PubliAdige
Fatture in attesa: Tca, Rttr, Radio Italia Anni 60, grafica
Spesa presunta della campagna: 10.000 – 15.000 euro

Il comitato organizzativo per Alessandro Andreatta

Andate a votare, scegliete il futuro della vostra città

Eccoci qua, quasi alla fine di queste settimane intense, piene di incontri, di idee, di persone che hanno ancora voglia di spendersi per il bene di questa nostra città. E’ stato bello vedere tanta gente mobilitarsi e mettersi a disposizione non di una persona, ma di un progetto: un progetto di città aperta, solidale, rispettosa delle regole, ordinata. Una città di tutti, capace di garantire pari opportunità a prescindere dal reddito, una città in cui nessuno deve rimanere indietro, nessuno deve restare solo.
Spero che siano in tanti domenica a scegliere la continuità, a decidere che Trento deve sì accelerare, ma non cambiare strada, non cambiare stile e, soprattutto, non mettere un punto di domanda sui tanti progetti già avviati. E in ogni caso, comunque la pensiate, spero che domenica andiate a scegliere il candidato che, alle prossime elezioni comunali, rappresenterà il centrosinistra autonomista. La partecipazione è importante, è il fondamento stesso della nostra democrazia ed è il modo migliore per dimostrare che credete nel futuro di questa nostra città.

Grazie a tutti

Alessandro Andreatta

Perchè sostengo e invito a votare Alessandro Andreatta

Un nuovo intervento a sostegno della mia candidatura. Questa volta è l'assessore comunale Renato Pegoretti a spendere parole a mio favore sul Corriere del Trentino.


Perchè sostengo e invito a votare Alessandro Andreatta
di Renato Pegoretti


La forte personalizzazione del confronto di questi giorni sul candidato sindaco che dovrà guidare la coalizione di centrosinistra alle prossime elezioni comunali di Trento, mi ha convinto ad intervenire a sostegno di Alessandro Andreatta che ho conosciuto in questi anni di impegno comune nella giunta guidata da Pacher e che apprezzo e stimo come uomo, e come politico ed amministratore.

Ho avuto molte occasioni per conoscere l’uomo, con i suoi ideali, con i valori in cui fortemente crede e con la capacità di ascoltare e di rispettare chi è portatore di sensibilità e di valori diversi. Dietro il suo aspetto mite c’è una grande forza e tenacia che ha anche dimostrato nell’affrontare le difficoltà della sua vita privata. In questi anni, nei quali la scena pubblica cittadina è stata occupata dal sindaco Pacher, così carismatico e amato dalla maggioranza dei cittadini, Alessandro come vicesindaco non ha cercato visibilità personale lavorando in squadra, da mediano come a lui piace definirsi, a volte anche di sfondamento per portare avanti le scelte del sindaco e della coalizione.

Alessandro mette sempre al primo posto le persone, è attento nel cogliere i bisogni, sa ascoltare e cercare soluzioni condivise; ma è anche l’uomo concreto che sa decidere, a volte anche testardo quando è convinto di ciò che sta portando avanti. Non è arrogante o autoritario, ma autorevole per la sua cultura, per la sua conoscenza della città e della struttura amministrativa e tecnica comunale, per come sa esprimere il suo pensiero.

Per chi lo incontra in città sembra sempre di corsa, lo vedi passare con passo da marciatore per arrivare puntuale agli incontri di lavoro o per correre a casa dalle figlie.
Ma invece è una persona che si ferma a pensare, che mentre gli parli chiude gli occhi e interiorizza ciò di cui si sta parlando, che quando interviene non è mai banale.
Nel lavoro non lesina impegno ed è puntiglioso e attento nell’approfondire le problematiche più difficili come le piccole richieste dei cittadini.
La sua passione per la politica è pari al suo amore per la nostra città e per i suoi cittadini.

Credo che Alessandro Andreatta non sia mai stato un democristiano nell’accezione dispregiativa del termine con il quale qualcuno in questi giorni sta cercando di etichettarlo, è come Pacher un uomo del dialogo, del confronto, della mediazione; un democratico e un riformista, attento ai bisogni dei più deboli e impegnato per migliorare una città già accogliente, che potrà diventare una città sempre più vivibile, accelerando in alcuni settori e per alcuni progetti, rendendo l’organizzazione dell’amministrazione sempre più efficiente e vicina ai bisogni e alle richieste dei cittadini.
Prendendo a prestito un’affermazione di J.F. Kennedy direi che Alessandro è “un idealista senza illusioni”

Sono rimasto stupito quando, nei dibattiti di questi giorni, sono stati addebitati a lui gli “scempi fatti in collina costruendo troppo e male”.


Chi non ha storia politica ed amministrativa non ha memoria, infatti forse è bene ricordare che la cementificazione della collina è figlia dei Piani regolatori della fine degli anni sessanta e della fine degli anni ottanta e non era certamente Alessandro Andreatta l’assessore all’urbanistica. In questi ultimi dieci anni si è invece cercato, nel limite del possibile, di limitare le costruzioni in collina e di rincorrere con opere pubbliche grandi e piccole, spazi di socialità e servizi, l’inurbamento esagerato e disordinato degli anni settanta, ottanta e novanta.
Anche chi viene a dirci che “è tutto sbagliato, è tutto da rifare”, non ha né storia politica, né memoria; questo sarebbe più normale per chi è stato all’opposizione e vuole diventare forza di governo, non per chi si candida per essere il sindaco di una coalizione che ha governato la città negli ultimi decenni.

Fare il Sindaco di una città capoluogo come Trento non è come dirigere un servizio o comandare a dei dipendenti. La caratteristica principale per poter amministrare bene è quella di ascoltare la città, coglierne l’anima e i bisogni, saper dare risposte puntuali e visione strategica, saperla rappresentare e difendere, non da soli ma insieme ai partiti della coalizione, insieme ai consiglieri eletti, con le Circoscrizioni e con il ricco tessuto associativo, con capacità di dialogare e di mediare con le diverse sensibilità dei partiti con i quali ha condiviso un programma e che lo sostengono, ma anche con le forze politiche di opposizione che rappresentano quella parte di città che non l’ha votato.
Alessandro Andreatta ha dimostrato di saperlo fare, merita la nostra fiducia, può dare continuità ad un progetto che ha dato buoni risultati, apprezzati dagli osservatori esterni, ma soprattutto dalla maggioranza dei nostri cittadini. Saprà dialogare con la Provincia, nell’indipendenza dei ruoli, pretendendo il riconoscimento del servizio che la città fa a tutta la comunità provinciale, ricercando le strade per decentrare alcuni servizi, trovando le risorse e prevedendo insieme gli interventi strutturali che mitighino l’impatto sulla vivibilità e sui servizi.

Con Alessandro Andreatta sindaco, potrà trovare continuità un progetto di sviluppo che ci permette di guardare con fiducia al futuro, insieme vecchi e nuovi cittadini, senza lasciare indietro nessuno, per questo dobbiamo andare a votare per lui domenica 22 febbraio.

giovedì 19 febbraio 2009

Andreatta è il candidato del PD e della continuità con Pacher

Anche Luciana Chini, consigliere della circoscrizione Centro storico - Piedicastello, mi ha fatto avere il suo appoggio con una lettera pubblicata ieri sul quotidiano L'Adige.

Andreatta è il candidato del PD e della continuità con Pacher
di Luciana Chini

Non sentivo l’esigenza di motivare il mio sostegno al candidato Alessandro Andreatta, pensavo fosse sufficiente il mio impegno nella circoscrizione a sostegno dell’amministrazione Pacher, ma dopo il raduno dei vertici della Provincia, compreso il presidente e l’ex assessore Grisenti, promosso da Bortolotti nel bel mezzo delle primarie, lo voglio fare.
Bortolotti ha criticato Andreatta perché godrebbe del sostegno del Partito Democratico e Andreatta ha ribadito che non è vero.
Mi dispiace, perché invece troverei giusto che tutto il partito democratico si schierasse a favore di Andreatta e che Andreatta potesse rivendicare il legittimo sostegno del suo partito.
Andreatta non è candidato alle primarie della coalizione perché
glielo hanno chiesto un gruppo di amici, ma perché glielo ha chiesto il Partito Democratico della città di Trento. Non mi sembra una cosa da poco ed è sufficiente per non rivendicare l’equidistanza rispetto ai candidati come fa Kessler nell’istante in cui peraltro si schiera a favore di Bortolotti. Non l’hanno deciso i vertici di un partito, bensì i circoli che autonomamente si sono costituiti nella città e l’ampio coordinamento cittadino. Il PD ha deciso di non fare le primarie di partito e di partecipare a quelle di coalizione ma ha scelto un proprio candidato e questo si chiama Alessandro Andreatta ed è giusto, come inizialmente ha ricordato il segretario Agostini, che il partito lo sostenga.
Bortolotti non ha chiesto di essere il candidato del PD ed anzi ha
rivendicato di non essere il candidato del PD ma della coalizione, ogni elettore del PD lo potrà votare e se vincerà le primarie sarà pure il mio candidato, ma alle primarie c’è un solo candidato che è stato scelto dal PD.
Ma c’è un'altra ragione per cui sostengo Andreatta ed è che Andreatta rappresenta la continuità con l’amministrazione Pacher, non solo perché ne è stato il vicesindaco ma perché intende continuare la realizzazione del programma tracciato dall’amministrazione Pacher, a differenza di Bortolotti che oltre ad essere sceso in campo direttamente dalla dirigenza della Provincia si sta caratterizzando per una decisa presa di distanza rispetto all’operato dell’amministrazione uscente. Legittimo, ma è giusto sapere che chi ha condiviso il percorso fatto negli ultimi anni, e certamente migliorabile, si ritroverebbe ad iniziare da capo senza sapere con quali obiettivi e con quali risorse
umane. Credo che dovrebbe essere più importante il recente operato di ciascuno piuttosto che pescare nei trascorsi politico sindacali o di volontariato di vent’anni fa e negli ultimi anni Andreatta ha fatto le proprie scelte dimostrando di saper partecipare ad un processo democratico, come quello della costruzione del PD, e di saper rispettare le scelte della maggioranza che ha eletto Pacher.
A Bortolotti, che con tutto il rispetto fa parte della società civile come tutti noi che facciamo politica, non posso attribuire tutte
le scelte fatte dalla Provincia nelle materie nelle quali aveva responsabilità dirigenziali o più recentemente della Patrimonio Spa, ma non posso nemmeno sapere se oltre ad aver partecipato alla fase costituente condivida il programma e le scelte del Partito Democratico e soprattutto se condivida e intenda continuare il percorso fatto per migliorare la qualità della vita e
dell’amministrazione della città di Trento. Percorso anche difficile ma partecipato, che ha cercato di rispettare i diversi bisogni della città, diverso dal modo sommario e sbrigativo con il quale Bortolotti dichiara di voler intervenire.
Che Andreatta sia il candidato scelto dal PD e che sia in continuità con l’amministrazione Pacher per me fa la differenza e, credo la dovrebbe fare per tutti coloro che hanno a cuore il Partito Democratico.

martedì 17 febbraio 2009

Andreatta per una città capace di sperare

L'Adige di oggi pubblica un intervento di Mattia Civico a sostegno della mia candidatura. Grazie.
Andreatta per una città capace di sperare
di Mattia Civico (http://www.mattiacivico.it/)
Il dibattito sulle primarie del centro sinistra per individuare il candidato sindaco di Trento sta entrando nella sua fase finale. Domenica 22 febbraio presso le circoscrizioni della città gli elettori esprimeranno la loro preferenza tra i quattro candidati. Qualcuno preferisce Bortolotti perché uomo d'azione, qualcun altro predilige Andreatta perché dedica tempo anche al pensiero, qualcuno Pompermaier perché è verde e altri Chiarello perché ha speso solo 60 euro per le foto. Immagino che ogni elettore maturerà la propria scelta in base a quelle che sono le proprie priorità, la propria storia personale, la conoscenza o meno dei candidati, il giudizio sull'attuale amministrazione, su ciò che è stato fatto e su ciò che rimane da fare e infine anche sulla base di una empatia che può essere scattata verso un candidato in particolare. Io ho scelto e voterò Andreatta perché lascia spazio alla speranza. Spiego in che senso.
La nostra città è sicuramente un luogo curato, pulito, organizzato… è in questo senso uno spazio più che vivibile: lo confermano anche le classifiche nazionali sulla qualità della vita che ci vedono sempre tra i primi posti. Ma non credo che basti. Una città non è solo un "buon contenitore", ma credo soprattutto uno spazio di relazioni: il nostro benessere di cittadini dipende certamente dalla qualità dei servizi che vengono erogati o da come vengono organizzati gli spazi, ma ancora di più dalla qualità delle relazioni che vengono costruite in questo luogo. Compito dunque di una amministrazione non è solo quindi organizzare risposte a esigenze concrete e materiali, ma anche (e per certi versi ed in alcuni casi soprattutto) curare e promuovere le relazioni.In tempo di crisi, ma è un principio che vale per ogni stagione, non possiamo pensare che ad ogni bisogno corrisponda un servizio pubblico. Non sarebbe sostenibile e neppure utile che, per esempio, alla solitudine si rispondesse esclusivamente con il servizio domiciliare: non è così per fortuna oggi. Alla solitudine è bene continuare a rispondere erogando servizi, ma certamente anche riconoscendo e valorizzando le risorse che ci sono: i tanti luoghi di relazione, le associazioni di promozione sociale, la capacità dei cittadini di auto-organizzare una parte di risposta.Per lavoro ho avuto la possibilità di lavorare a fianco delle persone anziane della nostra città in quel luogo vitale e positivo che è il Centro Servizi Anziani di via Belenzani. Un segno concreto dell'affetto e della riconoscenza che la nostra città esprime agli anziani. Ma soprattutto un luogo dove è forte il protagonismo degli anziani che non vengono "assistiti", ma ascoltati, valorizzati, sostenuti nella propria capacità di iniziativa. Come anche i 23 circoli pensionati ed anziani della nostra città: se ci pensiamo, una ricchezza che molto vale come strumento di contrasto alla solitudine. Ma penso anche alla capacità del Servizio Sociale di Trento e dei Poli Sociali di accogliere le persone nell'ascolto e nella valorizzazione delle risorse che hanno, sostenendo le realtà di volontariato e di cittadinanza attiva presenti sul territorio. Alcuni esempi di luoghi che godono di una costante attenzione, di manutenzione e di cura da parte della nostra attuale amministazione. Luoghi in cui vengono promosse le relazioni. E sono davvero tanti i luoghi che richiedono questa attenzione puntuale e precisa: chiedono un contenuto pensato collettivamente, non solo un contenitore.Le scelte che l'amministrazione di Trento sarà chiamata a fare nei prossimi anni, hanno molto a che fare con l'organizzazione degli spazi e in questo senso hanno molto a che fare con la qualità delle relazioni. Le scelte sul piano urbanistico (pensiamo all'idea di portare gli istituti tecnici della città fuori dalla cintura urbana, all'organizzazione dell'area ex Michelin o alla progettazione dell'area di Trento Nord post bonifica, i parcheggi e le ciclabili) avranno una influenza diretta sul benessere e sulla qualità delle relazioni nella nostra città. Perché la forma del contenitore influisce direttamente sulla forma del contenuto.
Desidero che il prossimo sindaco di Trento ponga attenzione a questa relazione stretta fra le scelte che dovrà fare e l'impatto che queste avranno nei nostri percorsi vitali.
Desidero dunque un sindaco che abbia la capacità di fermarsi a pensare, socializzando i suoi pensieri anche "fuori palazzo", lasciando spazio alle idee e alle suggestioni, alle esigenze o alle rivendicazioni, al contributo di tutti: che non abbia paura di questo spazio aperto fra un bisogno e la sua risposta. Quello è lo spazio in cui può crescere la partecipazione, le idee nuove e la speranza. Già: la speranza. Perché "l'importante è imparare a sperare. Il lavoro della speranza non è rinunciatario perché di per sé desidera aver successo invece che fallire. Lo sperare, superiore all'aver paura, non è né passivo come questo sentimento né, anzi meno che mai, bloccato nel nulla. L'affetto dello sperare si espande, allarga gli uomini invece di restringerli, non si sazia mai di sapere che cosa internamente li fa tendere a uno scopo e che cosa all'esterno può essere loro alleato. Il lavoro di questo affetto vuole uomini che si gettino attivamente nel nuovo che si va formando e cui essi stessi appartengono." Con queste parole di Ernst Bloch (Il principio speranza) auguro ad Alessandro Andreatta, che spero prossimo
sindaco di Trento, un buon camminare.

venerdì 13 febbraio 2009

Un Comune vicino ai cittadini

Leggo in un’intervista che Claudio Bortolotti ha una pessima opinione del Comune di Trento e un’ottima opinione della Provincia. “La popolazione sente che la Provincia è loro – dice Bortolotti - Il Comune invece no, il Comune è del sindaco e della Giunta. Quando si parla di Provincia si parla di ‘noi’, in prima persona plurale. Quando si parla di Comune, si dice ‘loro’, terza persona plurale”.
Capisco che Bortolotti dica “noi” quando parla della Provincia. Come lui stesso afferma, in Provincia ci ha lavorato per una vita e probabilmente con la Provincia continua a identificarsi, anche se è in pensione da poche settimane. Quel che mi meraviglia è il fatto che, a differenza della stragrande maggioranza dei nostri concittadini, Bortolotti dica “loro” quando parla di Comune.
In tutti gli interventi di questi ultimi tempi mi è sembrato di sentire in Bortolotti un forte pregiudizio anticomunale. Perfettamente legittimo se si parla di iniziative politiche, del tutto ingiustificato e inopportuno invece quando Bortolotti fa riferimento all’istituzione, alla “macchina” (da “rinnovare”, “rendere più efficace” e “trasparente”, come ribadito in più occasioni), ai dirigenti. Se c’è un sentimento che non va assolutamente alimentato è proprio la rivalità tra istituzioni, le rivendicazioni del tipo “noi siamo meglio di loro”, o “quando arrivo io, metterò apposto ogni cosa”.
Detto questo, voglio solo dire che la nostra percezione è diversa da quella di Bortolotti. In questi anni, la Giunta e il sindaco hanno sempre messo al primo posto il dialogo con i cittadini. Non dico solo che i nostri uffici, com’è ovvio e naturale, sono sempre aperti per chi ha un problema da risolvere. Dico anche che tutta la Giunta è sempre uscita sul territorio, si trattasse di illustrare il funzionamento della raccolta rifiuti “porta a porta” o di visitare i dormitori invernali o di risolvere i problemi di una frazione come Spini. In tutte queste occasioni non ci siamo mai sentiti “loro”. Ci siamo sentiti una città. Non voglio citare l’ennesima indagine (che comunque esiste, l’ha fatta il Sole 24 ore) a favore della mia tesi. Invito invece Bortolotti a vedere le testimonianze registrate nel Carrozzone parcheggiato in piazza Battisti qualche estate fa: il “film” è una lunga dichiarazione d’amore a Trento, in cui non solo i trentini, ma anche gli immigrati comunicano senza imbarazzo i propri sentimenti di appartenenza ai luoghi e alla comunità. Non credo che un’Amministrazione lontana o ostile sarebbe riuscita a suscitare una tale manifestazione d’affetto.

Alzare lo sguardo

Ieri, giovedì 12 febbraio, ho avuto il piacere di leggere un intervento dell'amico Michele Nardelli, sul quotidiano L'Adige. Ve lo ripropongo qui.
Alzare lo sguardo
di Michele Nardelli
Dovremmo imparare ad osservarla, Trento. Possiamo viverci, lavorarci, passeggiarci e non vederla. Non riuscire a metterne a fuoco i caratteri, le trasformazioni, la memoria. In ogni edificio, anche in quello più recente, possiamo leggere un tratto della storia della nostra città, ciò che esprimeva quel passaggio di tempo sul piano dei rapporti sociali o delle tendenze culturali. E’ un invito, il mio, ad alzare lo sguardo. A guardare con occhi diversi le immagini che ogni giorno ci passano davanti. A pensarsi in luoghi che prima di noi sono stati di altri e che dovremo consegnare ad altri ancora.
E’ questo, in primo luogo, che chiedo al candidato sindaco per il centro sinistra autonomista. Di sfuggire a quella sorta di autismo che ci porta a rincorrere gli avvenimenti piuttosto che ad interrogarci su dove intendiamo andare. Lo chiedo anche alla nostra comunità, spesso incline agli umori viscerali e ai rumori cupi che ne vengono, piuttosto che alla fatica dell’interrogarsi nella ricerca di risposte non banali o condizionate dalle paure, vere o irrazionali che siano.

Oggi Trento è una città che ci viene invidiata, ai primi posti delle classifiche della qualità della vita in Italia. Ma solo negli anni ‘60 e ‘70 non era affatto così. Gli effetti di una industrializzazione pesante si vedevano nell’aria e (si nascondevano) nei suoli. Così nelle vite di tanti operai che in quelle fabbriche del piombo o degli idrocarburi ci lavoravano e ci morivano. Erano gli anni delle carte moschicide nei negozi di alimentari e del mito della carne in scatola, del DDT e dei rifiuti bruciati a cielo aperto lungo il torrente Fersina della mia infanzia. I quartieri crescevano seguendo logiche speculative piuttosto che un disegno armonico, compromettendo il fondovalle e le colline, in quel delirio che nulla concedeva al bello e al profondo, quasi che tutto dovesse essere sacrificato sull’altare delle “magnifiche sorti e progressive” dello sviluppo. Ad un certo punto l’Adige riprese il suo vecchio corso, ma anche questo non fu motivo di riflessione collettiva sul nostro rapporto con la natura. Qualcuno, per la verità, cominciava ad interrogarsi, ma certo il concetto di sostenibilità non aveva allora grande cittadinanza.

Di quegli anni ci portiamo appresso ancora molte ferite. Le aree di Trento nord cariche di veleni, la collina in sofferenza, una parte del Bondone inguardabile, Piedicastello ancora in agonia, i “non luoghi” che molti si trovano ad abitare. I poteri forti, che nel mattone hanno avuto ed hanno il loro habitat naturale, hanno inferto colpi feroci alla città, ma questa ha saputo reagire. L’autonomia, la straordinaria stagione di partecipazione che furono gli anni ’70 (non dovremmo mai dimenticare il ruolo dei primi Comitati di Quartiere), ma anche la lungimiranza di una parte – trasversale – della politica, hanno fatto sì che la città potesse conoscere una nuova stagione. Così Trento è diventata una città gradevole da vivere (per la qualità dei suoi servizi e per le opportunità che offre), da visitare (per il suo patrimonio artistico ma anche per le sue proposte culturali), accogliente e distesa (per chi ci viene a studiare come per chi intende costruirsi una nuova esistenza lontano dai luoghi di origine). C’è da esserne soddisfatti ed un pochino orgogliosi.

Tutto questo non ci impedisce di vederne limiti e criticità. Intanto perché la sfida urbanistica è tutt’altro che vinta. Abbiamo di fronte la straordinaria occasione che ci viene dalla progettazione delle aree industriali dismesse e delle vecchie caserme ma sappiamo quanto l’“urbanistica contrattata” sia condizionata dalle richieste volumetriche dei costruttori. Alle grandi suggestioni urbanistiche dobbiamo riconoscere che non ha corrisposto la capacità della politica di ripensare la città capoluogo nelle sue funzioni e nel suo rapporto con la periferia. Com’è possibile, ad esempio, pensare alla riduzione del traffico cittadino se ogni giorno gravitano su Trento decine di migliaia di persone che qui lavorano e studiano? Questo per dire che – accanto alla fantasia dei Busquet o dei Piano – è necessario interrogarci su come possono incidere il telelavoro o la dislocazione di funzioni in altre aree della provincia. Viene inoltre sollecitata la “rivoluzione del bello” e sono d’accordo, perché se un luogo è privo di grazia, con fatica questa troverà spazio nell’animo di chi vi abita. Ma anche su questo piano non dovremmo esitare ad interrogarci sulle azioni possibili di “restituzione”, affinché Piedicastello – nel ripristino del suo aspetto di prima dello svincolo – non rimanga un fatto isolato. Ho in cuor mio l’idea di ri(n)tracciare il percorso fluviale, laddove oggi sorgono orrendi edifici (il parcheggio di via Petrarca, i palazzi che presero il posto dell’hotel Bristol o del Cinema Italia…) che andrebbero semplicemente abbattuti, affinché la memoria delle trasformazioni possa vivere nella moderna identità della città.

Ritorno alla memoria, perché non riguarda solo l’assetto urbano ma anche la qualità del vivere. Si usa dire che una società priva di memoria si condanna all’assenza di futuro. Cos’altro è, se non questo, lo spaesamento? Per questo temo l’imbarbarirsi delle relazioni, come esito di cambiamenti che non facciamo in tempo ad elaborare e che riverberano nella nostra comunità le contraddizioni (e le derive violente) che portano spesso con sé. Così come temo la solitudine, che dello spaesamento è insieme causa ed effetto, che ci rende aggressivi e che ci fa vivere in sottrazione rispetto ad ogni altro. Alzare lo sguardo significa entrare in comunicazione, con i luoghi e le persone. E riscoprire il piacere del dialogo.
Per questa stessa ragione, al pragmatismo preferisco “la fatica del pensare”. Ci sentiamo ripetere fino alla noia “fatti, non parole”: eppure dovremmo avere imparato che l’agire privo di pensiero non solo non porta da nessuna parte, ma produce disastri. Al pensiero collettivo, curioso ed aperto al cambiamento, dovrebbe servire la politica: un approccio che ho ritrovato nelle parole e nello stile di Alessandro Andreatta. Credo che le elezioni primarie per la scelta del candidato sindaco del “centro sinistra autonomista” offrano alla città di Trento una bella occasione per riflettere su di sé e riannodare passato, presente e futuro.

martedì 10 febbraio 2009

Obiettivo: lavorare in una coalizione

Da convinto sostenitore del confronto, devo ricordare in questa fase delle primarie che stiamo lavorando all’interno di una coalizione. E’ con questo pensiero che riprendo qui parte di una mia riflessione, già mandata agli organi di informazione il 16 gennaio.

In questo momento è importante non perdere di vista un elemento fondamentale: Trento sarà governata da una coalizione. Una coalizione che non deve dare per scontata la vittoria alle elezioni e che deve porre fin d’ora le basi per poter governare con serietà e coraggio, presentandosi unita di fronte alle scelte importanti. Il confronto rimane il metodo con cui le forze politiche devono operare per giungere sempre alle soluzioni migliori, ma è chiaro che è necessario superare l’interesse del singolo partito e fare sintesi delle diverse visioni e culture di cui si è espressione.

lunedì 9 febbraio 2009

L'incoraggiamento di Alberto Pacher

Oggi Alberto Pacher mi ha mandato alcune righe di incoraggiamento. Le pubblico qui.
Ciao Alessandro,
ho apprezzato molto il tuo intervento di giovedì sera alla Circoscrizione San Giuseppe-Santa Chiara.
Mi è piaciuta in particolare l’idea di città che hai saputo trasmettere. Mi è piaciuto l’orgoglio nel rivendicare il tuo impegno di politico “professionale” e non “professionista”. Mi è piaciuto quel tuo presentarti non come l’uomo dei miracoli – che, lo sappiamo bene, in politica proprio non esistono – ma come l’uomo dell’impegno concreto e quotidiano che ai problemi cerca soluzioni praticabili e il più possibile condivise. In questi anni passati insieme in Giunta abbiamo avuto modo di sperimentare come sia importante non accontentarsi della legittimazione garantita dalle urne: chi ha l’onore di governare una città deve cercarsi la propria legittimazione tutti i giorni, ascoltando le difficoltà dei cittadini e cercando di porvi rimedio.

Buon lavoro

Alberto Pacher

mercoledì 4 febbraio 2009

Solidarietà e rispetto delle regole

Venerdì 6 febbraio, alle 11.30, sarò ospite di Radio Dolomiti per parlare di sicurezza urbana. E’ un tema importante, che non può essere liquidato né con i numeri benevoli delle statistiche nazionali (Trento è considerata una delle città più sicure d’Italia) né con qualche slogan o ordinanza ad effetto. Mi spiego meglio. E’ del tutto fuori luogo e fuori tema far ricorso al buonismo quando siamo di fronte a comportamenti illegali che coinvolgono persone immigrate. Ma è altrettanto inutile la retorica della “tolleranza zero”, quella che colpisce vittime e carnefici, quella che, a puro scopo di propaganda, convoglia la rabbia della gente su un’intera categoria di persone.
Per sgomberare il campo dagli equivoci, è forse bene precisare che contrastare l’illegalità non significa prendersela con gli immigrati. E che far la guerra alla povertà non significa far la guerra ai poveri. Solidarietà e rispetto delle regole non sono in contrasto, anzi. Io credo che il Comune di Trento sia ancor più legittimato a richiedere a tutti comportamenti corretti proprio perché garantisce i dormitori invernali per i senza fissa dimora, proprio perché lavora per il reinserimento sociale di chi vive ai “margini”, proprio perché s’impegna perché tutti abbiano una chance.
Ma ritorniamo al tema iniziale. Come ho spesso avuto modo di sperimentare in più occasioni, quando si parla di sicurezza è l’approccio pragmatico quello che porta maggiori risultati: si individua il problema, si sentono tutti coloro che sono in qualche modo coinvolti e si cerca una soluzione praticabile e condivisa. E’, in fondo, quello che stiamo facendo per piazza Dante e via Pozzo. Recependo anche i suggerimenti dei cittadini, abbiamo anticipato l’orario di chiusura di un locale pubblico, abbiamo concordato con le altre forze di polizia un maggiore presidio del territorio, abbiamo previsto qualche cespuglio in meno e qualche lampione e qualche telecamera in più… Anche se siamo solo all’inizio, perché molti interventi devono ancora partire, la situazione è già un po’ cambiata e, ne sono certo, è destinata a migliorare ancora in futuro.
Non c’è libertà senza sicurezza e non c’è sicurezza se i cittadini non segnalano, non si allarmano quando vedono qualcosa che non va, se non mantengono alta la guardia e insieme la fiducia nelle istituzioni. All’Amministrazione comunale e alle forze di polizia tocca però il compito di guadagnarsela questa fiducia, di intervenire tempestivamente perché non dilaghi la frustrazione del “tanto non cambia nulla”. Il Comune, in particolare, deve anche vigilare per evitare il concentrarsi di situazioni problematiche in certi quartieri della città, deve governare i cambiamenti sociali, deve riqualificare le aree degradate. E, lo sottolineo nuovamente, deve ascoltare i cittadini e non sottovalutare le grida d’allarme. Perché, come ho scritto nel mio programma, quando una donna ha paura a tornare a casa la sera, è la libertà di tutti ad essere compromessa.

lunedì 2 febbraio 2009

Un'Amministrazione che funziona

Da sempre lo sport nazionale è quello di dare addosso ai dipendenti pubblici. E’ uno sport facile, perché dietro all’operaio, all’impiegato, al funzionario comunale non c’è un’azienda pronta a tutelare la reputazione dei propri addetti e, dunque, dei propri prodotti. Sì è uno sport facile, ma – almeno per quanto riguarda il Comune di Trento – è anche profondamente ingiusto. E’ a questo che ho pensato ieri quando ho visto che, tra le sette priorità del programma di Claudio Bortolotti, ce ne sono addirittura due che tirano in ballo gli uffici comunali: la prima riguarda l’uso delle “tecnologie informatiche per una maggiore trasparenza amministrativa e per rendere più semplice il rapporto con i cittadini”, la seconda, più generale, si propone invece di “rinnovare, stimolare, rendere ancora più efficace la macchina del Comune”.
Certo, tutto si può migliorare. Ma io credo che la nostra Amministrazione comunale, anche grazie all’utilizzo delle tecnologie informatiche, abbia raggiunto degli obiettivi che solo un osservatore disattento può ignorare. Non siamo noi a dirlo, ma anche soggetti esterni, come Altroconsumo, che solo un annetto fa metteva Trento in testa alle città europee (non italiane!) per efficienza della pubblica amministrazione.
Quando parlo di efficienza, non parlo di una cosa astratta, ma di iniziative concrete che hanno ricadute immediate sui cittadini. Ne citerò solo qualcuna, per brevità.
Oggi, accanto all’Amministrazione reale, ce n’è anche una virtuale. In Internet infatti si può trovare praticamente il corrispettivo di ogni ufficio comunale. Hai chiesto una concessione edilizia? Sul sito del Comune puoi trovare tutti i dati della domanda, conoscere lo stato della pratica e anche visualizzare sulla cartografia il terreno dove costruirai la tua casa. Vuoi sapere la tua posizione per quanto riguarda l’Ici? Devi, ahimè, organizzare un funerale? Vuoi sapere tutto sui corsi, i campeggi estivi per i tuoi bambini? E’ tutto in Internet, dati, orari, indirizzi, numeri di telefono, preventivi, persone da contattare.
Poi c’è naturalmente il nostro Ufficio relazioni con il pubblico, vero fiore all’occhiello dell’Amministrazione. Forse non tutti sanno che se oggi un cittadino ha un lampione sotto casa che non funziona, manda una segnalazione all’Urp e riceve quasi immediatamente una risposta sui tempi e i modi dell’intervento di riparazione. Ma l’Urp risponde praticamente a ogni domanda: anche a quelle che non riguardano direttamente l’Amministrazione comunale, grazie a una rete informatica con Azienda sanitaria, Agenzia delle Entrate e Provincia.
Sono convinto, si può fare ancora di più. Ma non si dica che siamo all’anno zero se non vogliamo mancare di rispetto non a chi ha amministrato la città negli ultimi anni, ma a mille e cinquecento dipendenti comunali che lavorano con passione, serietà e competenza.

Esperienza e idee nuove

Questa mattina ho depositato alla sede del PD il mio programma e le firme necessarie per candidarmi alle primarie del centrosinistra del 22 febbraio. Ho chiari i miei obiettivi. Sono dieci idee per Trento, dieci intenti che possano cambiare in meglio la nostra città.

Mai più periferie: la qualità delle abitazioni e dell’arredo urbano, la presenza capillare di tutti i servizi essenziali, zone verdi e luoghi di aggregazione, il collegamento alla rete del trasporto pubblico devono essere la cifra distintiva di ogni quartiere cittadino.

Prima le donne e i bambini (e gli anziani, e i giovani, e i disabili…): nidi, assistenza domiciliare, centri di aggregazione per i giovani e per la terza età, parchi, scuole di qualità (dal punto di vista degli edifici e dei programmi) sono la premessa indispensabile per far sì che ogni cittadino viva appieno la propria città. Sarà fondamentale, in questi tempi di crisi, rispondere in maniera tempestiva al disagio sociale ed economico. Come? Innanzitutto con un nuovo welfare, in secondo luogo favorendo la diffusione di mercatini “dal produttore al consumatore” e stringendo un patto con la grande distribuzione per contenere i prezzi.

Per una mobilità di qualità: l’eccesso di auto compromette non solo il diritto alla salute, ma anche quello alla mobilità. Per questo occorre potenziare ed innovare il trasporto pubblico, in modo che l’auto privata diventi il mezzo meno comodo e conveniente. Il metrò da Trento Nord al nuovo ospedale sarà l’asse portante della nuova mobilità.

Riciclare, recuperare, ridurre: non possiamo più permetterci di sprecare le nostre risorse naturali né vogliamo aprire nuove discariche. Riduzione dei rifiuti alla fonte e raccolta differenziata saranno al centro delle nostre politiche ambientali.

Senza sicurezza non c’è libertà: quando una donna ha paura a tornare a casa la sera, è la libertà di tutti ad essere compromessa. Tutti i cittadini si devono sentire al sicuro, per strada e in casa. Perché la città sia veramente di chi la abita.

Casa bene primario: edilizia pubblica, convenzionata, a canone agevolato, cooperative sono tutti strumenti che dovranno aiutarci a rispondere alla domanda di nuove abitazioni.

Tutela del territorio: riqualificazione, ripristino, tutela del paesaggio sono le parole dell’ordine dell’urbanistica futura. La manutenzione del territorio dovrà essere un volano per dare nuovo slancio all’economia provinciale

Una città dinamica: costruire una città della cultura, della conoscenza e della formazione permanente, creare un ambiente favorevole alla nascita di imprese innovative, lavorare per migliorare la capacità di attrarre turisti in ogni periodo dell’anno, fare del Bondone un’oasi della natura, dell’escursionismo e dello sport da vivere in tutte le stagioni.

Sport è benessere: favorire la pratica sportiva in tutte le fasce d’età e completare la dotazione cittadina di impianti. Promuovere la creazione di un centro acquatico per il benessere destinato alle famiglie.

Questa città è di tutti: Trento non emargina, non esclude, garantisce a tutti servizi di qualità a prescindere dal reddito. Trento lavora per la pace e il dialogo interculturale e interreligioso. Trento s’impegna per la convivenza.