mercoledì 15 aprile 2009

L’impianto di Vedelago e la pietra filosofale

A Trento, in questa vigilia elettorale, si parla dell’impianto per il trattamento dei rifiuti di Vedelago come se si trattasse della pietra filosofale. In tanti lo vogliono, in tanti lo esaltano, in tanti lo considerano la soluzione a tutti i nostri mali. Ma, proprio come la pietra filosofale, l’impianto non è in grado di garantire quei risultati che i suoi cantori vanno magnificando. Sono io il primo a dirlo: magari bastasse adottare anche a Trento il sistema trevigiano per eliminare le tonnellate di rifiuti che - tolta la plastica, la carta, i metalli, l’organico etc – sono oggi destinati a finire in discarica. Purtroppo non è così e vi spiego subito il perché.
Forse non tutti sanno che l’Amministrazione comunale a Vedelago ci è già stata. L’impianto è stato visto, valutato dai nostri ingegneri per i suoi pregi e per i suoi difetti. Alla fine ci siamo dovuti arrendere di fronte all’evidenza: Vedelago oggi tratta gli imballaggi (quelli che noi già ricicliamo) non il residuo, che infatti, dopo essere stato lavorato da un altro impianto a Spresiano, viene inviato a svariati inceneritori al di fuori della provincia di Treviso. Sì, dirà qualcuno, ma rimane poca roba. Poca roba? Rimangono decine di migliaia di tonnellate di cdr (combustibile da rifiuto).
Noi abbiamo fatto una scelta diversa. Abbiamo deciso di essere responsabili. Di smaltirceli tutti noi i nostri rifiuti, dall’inizio alla fine, perché riteniamo che solo gestendo tutto il ciclo possiamo essere veramente virtuosi. Virtuosi al supermercato, quando si acquista, virtuosi in casa, quando si tratta di differenziare, virtuosi nella raccolta, che deve consentire di riciclare tutto il riciclabile. Virtuosi, infine, nel sistema di trattamento del residuo, che dovrà utilizzare la migliore tecnologia possibile, quella a minor impatto ambientale, quella più sostenibile, quella più sicura. E’ questo il senso dell’aggiornamento del piano rifiuti: non quello, come sostiene qualcuno, di sostituire la discarica con un termovalorizzatore, ma di rivedere tutto il ciclo, in modo da ottimizzarne ogni fase.
Il problema, ancora una volta, è quello di saper distinguere tra chi vuole risolvere i problemi e chi li rinvia o li sposta. Li rinvia alla prossima Amministrazione o alle future generazioni, li sposta semplicemente delegando ad altre province o ad altre regioni l’incombenza di occuparsi dei nostri rifiuti. Ma è chiaro che non è questa la nostra politica.

P.s. Per dare modo a tutti di valutare sulla base dei dati e delle informazioni fornite dagli stessi gestori degli impianti trevigiani, allego qui sotto una scheda tecnica.


SCHEDA TECNICA

VEDELAGO NON TRATTA IL RESIDUO
Serve un altro impianto per 84 mila tonnellate di rifiuti


1) In provincia di Treviso operano, per il trattamento dei rifiuti, due diversi impianti: quello di Vedelago e quello di Spresiano.
2) A Vedelago non si tratta il rifiuto residuo bensì imballaggi (quelli che da noi finiscono nelle campane blu) e altri rifiuti industriali. Tutto, quindi, già pre-differenziato.
3) Il residuo prodotto in provincia di Treviso viene trattato a Spresiano e, al termine del processo, viene destinato agli inceneritori (come chiarito sul sito www.consorziopriula.it/impianti_spresiano.php che, tra le altre cose, riporta: “Presso l'impianto di trattamento arriva il rifiuto secco non riciclabile di tutta la provincia di Treviso per un totale di circa 84.000 tonnellate all'anno. Il rifiuto che entra viene triturato, deferizzato e vagliato. Si produce così il combustibile da rifiuto (C.d.R.) che verrà inviato agli inceneritori per essere bruciato. Dal calore generato durante la combustione del C.d.R. si ricava energia.”
4) In provincia di Treviso non sono presenti inceneritori, quindi il rifiuto residuo viene trasformato in combustibile da rifiuto e trasportato in altre zone d’Italia, con grandi costi di trasporto e traffico di mezzi pesanti.
5) Vedelago tratta ottimamente i materiali plastici, con un procedimento che potrebbe migliorare quello che viene già attuato a Lavis, massimizzando il recupero di materia. L’ipotesi va però valutata con grande attenzione: per ottenere la “materia prima seconda” che si realizza a Vedelago è necessario che in ingresso vi siano anche scarti industriali di gomma e plastica. Nella zona di Treviso sono presenti molti calzaturifici che producono lo scarto necessario. Per Trento si potrebbe giungere al paradosso di dover importare i materiali necessari all’arricchimento del rifiuto!
6) A Vedelago, in passato, è stato fatto un esperimento alimentando l’impianto con 150 tonnellate di rifiuto residuo (quello conferito dai cittadini come non riciclabile). Ebbene, per ottenere la materia prima seconda è stato necessario miscelare tali rifiuti con altro materiale plastico.

Chi ha interesse a diffondere il sistema di riciclaggio adottato a Vedelago sta puntando sui territori in cui è prevista la creazione di inceneritori.
Molto della strategia comunicativa si gioca sull’ambiguità della parola “residuo”. In pratica, viene evidenziato come Vedelago produca pochissimo residuo. Ma si parla sempre del residuo avanzato dal trattamento degli imballaggi, non del rifiuto residuo prodotto in provincia di Treviso che, come visto, viene invece trattato a Spresiano.
E’ commercialmente efficace evidenziare come in provincia di Treviso non ci siano inceneritori. Treviso non ha inceneritori perché i suoi rifiuti residui vengono esportati e bruciati altrove.




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